13 maggio 2011 - Dalle università ribelli all'insorgenza tunisina
"Ho visto troppe ingiustizie, allora ho deciso di mandare questo messaggio anche se molti mi dicono che questa sarà la mia fine"
El Général
Lo scorso 11-13 febbraio, durante il meeting transnazionale di Parigi promosso e partecipato da centinaia di attiviste e attivisti, gruppi e reti che si stanno battendo contro la precarizzazione, le politiche di austerità e i tagli alla formazione, alcuni militanti tunisini hanno proposto di organizzare un grande incontro in Tunisia. Il progetto è immediatamente diventato un punto centrale nella costruzione del Knowledge Liberation Front, perché una nuova Europa comincia dalla rivoluzione nel Maghreb. Il 13 maggio, quindi, partiremo da tutte le università europee in lotta per mettere in discussione i confini europei e unirci alle rivolte sull'altra sponda del Mediterraneo, perché quelle sono le nostre rivolte.
Le attiviste e gli attivisti che a Tunisi da metà febbraio stanno organizzando l'incontro sono stati molto chiari su un punto fondamentale: non diamo a questo progetto il nome di carovana, perché noi non abbiamo bisogno del vostro aiuto o semplicemente della vostra solidarietà di occidentali, che spesso porta il segno della carità coloniale, e perché la rivoluzione abbiamo dimostrato di saperla fare senza che qualcuno ci insegnasse. Inoltre, aggiungono nelle ultime settimane, dall'altra sponda del Mediterraneo quello che vediamo arrivare con l'etichetta umanitaria sono le bombe e la guerra. Noi abbiamo invece bisogno delle vostre lotte, di unire le due sponde del Mediterraneo attraverso il conflitto e la trasformazione, cacciando tutti i tiranni - da Ben Ali a quelli del capitalismo finanziario.
Ecco perché, a metà maggio, come attiviste e attivisti, studentesse e studenti, precarie e precari del Knowledge Liberation Front andremo in Tunisia a partire dal 13 maggio: per imparare. Dunque, andremo in Tunisia per capire e fare inchiesta militante, perché la composizione sociale che è insorta - giovani altamente scolarizzati e precari o disoccupati, lavoratori impoveriti dalla crisi e da un sistema che produce corruzione, donne che rivendicano e praticano la propria libertà, soggetti che vogliono vivere e muoversi senza confini - ha dei tratti fortemente comuni con la composizione dei movimenti che in tutta Europa si stanno rivoltando contro le politiche di austerity e i tagli alla formazione e al welfare. Andremo in Tunisia per portare le nostre esperienze e confrontarci, a partire dalle giornate di azione comune contro le banche e il capitalismo finanziario che abbiamo fatto dal 24 al 26 marzo a livello europeo e globale. Andremo in Tunisia per stringere rapporti e relazioni, non per inseguire la visibilità degli eventi mediatici. Andremo in Tunisia per organizzarci insieme contro una guerra che è condotta contro le donne e gli uomini che, in tutto il Nord Africa, si stanno ribellando: non contro Gheddafi - fedele alleato occidentale in un'altra guerra, quella ai migranti - ma contro la rivoluzione. Andremo in Tunisia per batterci, insieme, contro i confini europei e per la libera circolazione delle persone e dei saperi. Andremo in Tunisia, innanzitutto, per fare della Tunisia la nostra università. Senza nessuna estetica della rivolta o ambigua velleità umanitaria e solidaristica, vogliamo imparare cosa significa oggi, in Europa, fare come in Tunisia.
Dunque, il 13 maggio sarà solo un primo passaggio: quello che ci interessa è costruire un progetto politico e progetti concreti, e convocare insieme alle attiviste e agli attivisti tunisini un'altra grande iniziativa nei prossimi mesi. Per questa ragione andremo in Tunisia insieme a una delegazione di attiviste e attivisti della rete NoBorder, per rivendicare una libertà senza confini. Perché la vera "carovana" sarà quella verso l'Europa, seguendo le pratiche di libertà dei migranti e gli insegnamenti dell'insurrezione in Tunisia su come liberarci dai tiranni.Su questa base, invitiamo tutte e tutti, attiviste e attivisti, studentesse e studenti, lavoratori e lavoratrici precarie, gruppi e reti, collettivi anti-razzisti, media e artisti indipendenti, donne e uomini che non accettano la guerra e la violenza della crisi, a partecipare al progetto e organizzare incontri di presentazione dell'iniziativa: makeouruniversity@googlegroup.org
Le attiviste e gli attivisti che a Tunisi da metà febbraio stanno organizzando l'incontro sono stati molto chiari su un punto fondamentale: non diamo a questo progetto il nome di carovana, perché noi non abbiamo bisogno del vostro aiuto o semplicemente della vostra solidarietà di occidentali, che spesso porta il segno della carità coloniale, e perché la rivoluzione abbiamo dimostrato di saperla fare senza che qualcuno ci insegnasse. Inoltre, aggiungono nelle ultime settimane, dall'altra sponda del Mediterraneo quello che vediamo arrivare con l'etichetta umanitaria sono le bombe e la guerra. Noi abbiamo invece bisogno delle vostre lotte, di unire le due sponde del Mediterraneo attraverso il conflitto e la trasformazione, cacciando tutti i tiranni - da Ben Ali a quelli del capitalismo finanziario.
Ecco perché, a metà maggio, come attiviste e attivisti, studentesse e studenti, precarie e precari del Knowledge Liberation Front andremo in Tunisia a partire dal 13 maggio: per imparare. Dunque, andremo in Tunisia per capire e fare inchiesta militante, perché la composizione sociale che è insorta - giovani altamente scolarizzati e precari o disoccupati, lavoratori impoveriti dalla crisi e da un sistema che produce corruzione, donne che rivendicano e praticano la propria libertà, soggetti che vogliono vivere e muoversi senza confini - ha dei tratti fortemente comuni con la composizione dei movimenti che in tutta Europa si stanno rivoltando contro le politiche di austerity e i tagli alla formazione e al welfare. Andremo in Tunisia per portare le nostre esperienze e confrontarci, a partire dalle giornate di azione comune contro le banche e il capitalismo finanziario che abbiamo fatto dal 24 al 26 marzo a livello europeo e globale. Andremo in Tunisia per stringere rapporti e relazioni, non per inseguire la visibilità degli eventi mediatici. Andremo in Tunisia per organizzarci insieme contro una guerra che è condotta contro le donne e gli uomini che, in tutto il Nord Africa, si stanno ribellando: non contro Gheddafi - fedele alleato occidentale in un'altra guerra, quella ai migranti - ma contro la rivoluzione. Andremo in Tunisia per batterci, insieme, contro i confini europei e per la libera circolazione delle persone e dei saperi. Andremo in Tunisia, innanzitutto, per fare della Tunisia la nostra università. Senza nessuna estetica della rivolta o ambigua velleità umanitaria e solidaristica, vogliamo imparare cosa significa oggi, in Europa, fare come in Tunisia.
Dunque, il 13 maggio sarà solo un primo passaggio: quello che ci interessa è costruire un progetto politico e progetti concreti, e convocare insieme alle attiviste e agli attivisti tunisini un'altra grande iniziativa nei prossimi mesi. Per questa ragione andremo in Tunisia insieme a una delegazione di attiviste e attivisti della rete NoBorder, per rivendicare una libertà senza confini. Perché la vera "carovana" sarà quella verso l'Europa, seguendo le pratiche di libertà dei migranti e gli insegnamenti dell'insurrezione in Tunisia su come liberarci dai tiranni.Su questa base, invitiamo tutte e tutti, attiviste e attivisti, studentesse e studenti, lavoratori e lavoratrici precarie, gruppi e reti, collettivi anti-razzisti, media e artisti indipendenti, donne e uomini che non accettano la guerra e la violenza della crisi, a partecipare al progetto e organizzare incontri di presentazione dell'iniziativa: makeouruniversity@googlegroup.org
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